Applicazione dell’approccio kod lyano nell’ambito della disabilità: riflessioni ed esperienze.
di Federica Poletti
L’approccio di Zoltán Kodály alla musica e all’educazione hanno avuto negli anni un grande impatto sulla didattica musicale in tutto il mondo, e questo è un fatto ormai riconosciuto.
La sua rivoluzione muove in prima istanza da un concetto onnicomprensivo della musica e dell’uomo. La musica non è piùpensata come un contenuto appartenente ad un ambito strettamente didattico o come espressione puramente estetica, ma come strumento per migliorare la società. Come Kodály stesso afferma, “la vera arte è una delle più potenti forze nell’evoluzione dell’umanità e chi la rende accessibile al maggior numero di persone possibili è un benefattore dell’umanità” (Kodály, 1974, p.175).
Si ampliano così i confini dell’educazione musicale, che “contribuisce alle molteplici capacità del bambino, influenzando nonsolo attitudini musicali ma in generale le sue abilità di ascolto, concentrazione, i suoi riflessi, il suo orizzonte emotivo e lo sviluppo fisico” (Kodály 1941/2007a, p. 93).
La musica è qui dunque intesa come strumento di costruzione della propria identità personale: Kodály attribuisce grande importanza al ruolo che la musica gioca nell’evoluzione intellettuale, emotiva, fisica, sociale e spirituale dell’individuo (Tiszai,2015).
Ma la musica e il canto in particolare, così come intesi da Kodály, diventano anche occasione di coesione sociale e rinforzano il senso di appartenenza culturale. La musica è dunque una risorsa comune, che ha il potere di ridefinire una comunità, creare legami, potenziare i gruppi e promuovere il cambiamento sociale (Elefant, 2010; Ruud, 2004). Da questa concezione nasce la fondamentale ricerca etnomusicologica di Kodály sui canti tradizionali, che punta alla riscopertadelle radici più profonde della dimensione socio-culturale e dell’identità individuale. In aggiunta a queste considerazioni, la grande flessibilità che caratterizza quello che non possiamo considerare semplicemente un metodo, ma una vera e propria filosofia, rende l’approccio kodályano adatto ad essere applicato anche in altri ambiti, quali quello della disabilità e dell’educazione speciale. La perfetta sintesi di questo incontro, e punto di partenza della nostra riflessione, nasce da un concetto cardine dell’idea di Kodály: “La musica appartiene a tutti” (Kodály, 1952/2007b, p. 7.). La necessità di porre l’accento sul contesto socio-culturale di appartenenza nell’ambito di qualsiasi esperienza musicale a scopo educativo, attingendo quindi dal repertorio di musiche e strumenti musicali tradizionali, ha come obiettivo ultimo il consolidamento del senso di appartenenza e coesione, al di là di qualsiasi limite o fragilità. Kodály considerava infatti la musica come una parte essenziale della conoscenza umana, perciò era contrario a qualsiasi formadi discriminazione tra gli studenti (Tiszai, 2016a).
Inoltre, la flessibilità del pensiero kodályano, a cui prima si accennava, consente ad educatori e insegnanti di individuare esviluppare liberamente le idee, proposte e attività educative più adatte al contesto in cui si trovano ad operare, personalizzandoil loro intervento in funzione delle necessità di ciascuno, elemento fondamentale nell’approccio al mondo della disabilità.
Da queste riflessioni si sono concretizzate negli ultimi anni alcune esperienze che hanno evidenziato la validità di un simile approccio nell’ambito sia dell’educazione speciale o inclusiva sia di progetti rivolti alla disabilità al di fuori del contesto scolastico. Questi ultimi (in ambito ungherese) fanno riferimento in particolare al contesto della Comunity Music Therapy, che condivide con la filosofia di Kodály alcuni principi cardine, tra cui l’importanza dell’utilizzo della letteratura musicaletradizionale, l’approccio alla musica come
risorsa per migliorare la società, e l’obiettivo finale di rendere la musica accessibile a chiunque, senza eccezioni né limiti. LaComunity Music Therapy inoltre non riconosce un confine netto tra educazione e terapia, cosa che la mette in contrapposizione con il pensiero della Musicoterapia “tradizionale”.